D’Onofrio si appella alla ministra Carfagna: “Non possiamo più aspettare”.
“Abbiamo un’occasione unica per dare una svolta radicale al nostro sistema universitario: i fondi dell’emendamento Melilli e del commissario Legnini e la disponibilità della Sapienza e della Tuscia possono portare a un raddoppio dell’attuale offerta formativa. Ma i ritardi del Ministero per il Sud e la coesione sociale nel pubblicare i bandi destinati alle Università rischia di far slittare al 2023 l’attivazione di nuovi corsi universitari. Questo è un ritardo che non possiamo permetterci, né come territorio né come consorzio. Come territorio perché se il sistema pubblico ha stanziato qualcosa come 25 milioni di euro per Rieti bisogna che questi fondi arrivino e subito. Come consorzio perché questa operazione può far fare all’università reatina quel salto di qualità che gli serve per incidere davvero sul territorio”.
Così il presidente della Sabina Universitas Antonio D’Onofrio, durante la conferenza stampa di stamattina a Palazzo Potenziani: accanto a lui la vice presidente Daniela Monteriù e i consiglieri Giorgio Cavalli e Leonardo Tosti. “Capiamo che il momento è quello che è e che le emergenze si accavallano, ma l’appello che facciamo alla ministra Carfagna è di pubblicare quanto prima quel bando, così da poter avere nuovi corsi attivi sin dall’anno accademico 2022-2023”.
L’altra svolta a cui D’Onofrio ha fatto riferimento riguarda il consorzio stesso: “Ha dipendenti capaci e un centro di ricerca di eccellenza: il nostro obiettivo è trasformarlo in una vera e propria impresa di servizi, così da conquistarsi una sua autonomia nel sostentamento. Lo statuto già lo prevede, si tratta di riattivare funzioni nel campo dei servizi agli iscritti e della formazione verso il territorio. Stesso discorso per il centro di ricerca: ha una sua qualità indiscussa ma lavora praticamente solo per l’ALCLI e grazie a una borsa di studio della Fondazione e questo è un peccato”.