Rieti, il lavoro che (non) c'è: all'Ibm servono ancora 30 informatici

Alla Sistemi Informativi caccia aperta per definire l’organico. Territorio saturo, la ricerca si allarga: problema e occasione.

Il lavoro c’è ma le aziende fanno fatica a trovare dipendenti. Uno dei paradossi che attraversa l’Italia e non risparmia nemmeno Rieti che di opportunità occupazionali ne ha bisogno come il pane per far ripartire il proprio tessuto economico e sociale. È il caso della Sistemi Informativi, l’azienda del gruppo Ibm che a febbraio ha avviato la propria attività nel centro di ricerca allestito nell’ex Inpdap di largo Graziosi e che è ancora a caccia di 30 informatici per completare l’organico previsto dall’ambizioso piano industriale. Un progetto da 18 milioni di euro di investimento e 130 posti di lavoro al momento coperti con 70 assunzioni già stabili e una trentina di stagisti. Sono ancora molti, dunque, i posti vacanti per via delle difficoltà - comuni alle aziende del settore - di trovare personale qualificato. Perché la concorrenza in ambito Ict è sempre più alta e gli atenei non riescono a sfornare un numero di laureati adeguato alle richieste delle aziende. “Scogli” che l’azienda avrebbe comunque messo in conto tanto da fissare a fine anno l’obiettivo di raggiungere il pieno organico. Ma la caccia, malgrado le centinaia di curriculum arrivati, va avanti e riprenderà in maniera massiccia a settembre ampliando il campo anche a profili di maggiore esperienza. Un’opportunità di lavoro, un’opportunità per la città e il territorio di generare nuova ricchezza. La maggior parte degli assunti - di età compresa tra i 20 e i 40 anni - proviene dal reatino e dal Lazio, il resto dalle regioni limitrofe di Umbria, Marche, Abruzzo e Campania. L’impressione, che trapela dall’Innovation center di largo Graziosi, è che la domanda sul territorio sia stata saturata tanto che la nuova campagna di recruiting sarà ancora di più allargata con particolare riferimento alle aree del Sud.

Una situazione che lascia intravedere un problema e un’occasione. Perché il fatto che una città che ha bisogno di lavoro non riesca a soddisfare le esigenze di un’azienda che decide di investire sul territorio lascia aperti diversi interrogativi. A partire da quelli relativi alla necessità di ripensare l’offerta formativa presente. In questo sono stati già avviati i contatti con l’università reatina per cominciare a parlare di uno specifico corso di laurea che possa favorire la creazione di quell’ecosistema favorevole che le aziende, soprattutto quelle ad alto contenuto di professionalità, vanno cercando per poter cresce e radicarsi su territori meno battuti e lontani dal caos delle metropoli. L’occasione è invece rappresentata dalla possibilità di attrarre gente da fuori attraverso il lavoro e combattere così lo spopolamento e lo svuotamento progressivo del centro storico. In questo la tranquillità e il tenore di vita di una realtà piccola come Rieti - anche più economica rispetto ad altre - sono le leve che potrebbero aiutare aziende come la Sistemi Informativi a reperire le risorse umane di cui hanno bisogno. Anche se questo non può prescindere da interventi incisivi sulla qualità dei servizi e dei collegamenti per fare concorrenza alle vicine Terni e Roma.

Ma, alla fine, quali sono i profili che ancora servono all’Innovation center di Rieti? Informatici con competenze nella programmazione software, sviluppatori, team leader nello sviluppo di soluzioni informatiche per i diversi settori di intervento che vanno dalla Pa al finance passando per trasportation e utilities, profili junior diplomati e periti informatici, ma anche laureati in Informatica o Matematica e professionisti con esperienza. La porta è aperta, la chiave è la mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. dove inviare i curriculum.

Vincenzo Carducci

Fonte | Il Messaggero